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Cellini Padova: quattro chiacchiere con…Carelle Djiogap

La foto di gruppo della nazionale italiana di pallamano di cui fanno parte quattro atlete del Cellini Padova

In occasione della sosta per le nazionali e le qualificazioni al mondiale abbiamo fatto quattro chiacchiere con il capitano della Cellini Padova Carelle Djiogap sulle emozioni e cosa si provi ad indossare la maglia azzurra, ma anche sull’andamento della stagione e del girone di ritorno e le aspettative per il futuro.

Il girone di ritorno è iniziato alla grande con la vittoria di larga misura contro Teramo con cui era arrivata la vittoria anche all’andata e nelle partite successive le prestazioni sono state costanti; ma è con Brixen che c’è stata la “svolta”. Padova infatti non era mai riuscita a vincere contro la squadra del Sudtirol prima della partita di Febbraio al Palafarfalle, dove Cellini ha combattuto colpo su colpo e messo in difficoltà le avversarie riuscendo a vincere 35-34 stracciando ogni pronostico.

Da quel momento le patavine non si sono più fermate fino alla partita con Salerno, prendendosi la rivincita anche su Pontinia dopo la coppa Italia. Con la Jomi Salerno la prestazione non è stata la stessa delle precedenti partite e le avversarie hanno saputo leggere “cinicamente” la partita e vincerla. Una battuta d’arresto tuttavia non può cancellare quanto fatto in precedenza, soprattutto se si reagisce con carattere e con ancor più grinta di prima. Nella partita successiva contro Ferrara che valeva la salvezza aritmetica il Cellini Padova ha saputo adattarsi alla partita e leggere l’avversario per poi imporsi e vincere 34-41.

LA CRESCITA’ DALL’ANNO SCORSO E LO SGUARDO AL FUTURO

Il cambiamento rispetto all’anno scorso è evidente ed è lecito e giusto fare confronti col percorso della stagione scorsa, iniziata con ottimi risultati ma che poi è andata calando finendo con il giocare i play-out. Questa stagione invece è iniziata con risultati più modesti ed è cresciuta con calma, con i tempi tecnici giusti per permettere alla squadra di crescere ed esprimersi appieno sia come collettivo che come “giocate” del singolo; padroneggiando il proprio modo di leggere ed adattarsi ai momenti di gioco.

Cosa ha determinato questo “switch”? La fame e la voglia di non fermarsi mai, quella ingordigia che caratterizza chi vuole arrivare in alto e non è mai contento e soddisfatto pienamente di quanto fatto. L’avere la salvezza in tasca e il ribaltato in una stagione la propria posizione in classifica non farà tirare i remi in barca a Padova. Contro Cassano Magnago ed Erice la fame di vittoria sarà la stessa delle ultime partite; cosi come la voglia di migliorare in allenamento aspetti come la gestione della palla come squadra o la reattività e il tiro nel singolo caso di Carelle.

LA NAZIONALE E IL SOGNO CHE NON VA NOMINATO

Sulla nazionale poi la giovane capitana ha parlato di provare col cuore un emozione fortissima ogni volta che arriva la convocazione e di come sia un traguardo che si rinnova ad ogni presenza sul campo. Oltre che sul piano umano e culturale il far parte della nazionale è un arricchimento costante che apre sempre a nuove idee e visioni di gioco, mettendosi sempre in discussione su come migliorare.

In mezzo a tante novità ed informazioni nuove da assorbire è normale sentirsi “spaesati” e si ha bisogno di un punto fermo che si conosce a memoria, e chi più delle tue compagne di club e di tua sorella possono essere un porto sicuro? Ed ecco che nella piccola rappresentanza Cellini fatta anche da Vanessa Djiogap, Bevelyn Eghiaruwa e Giorgia Meneghini si crea un po’ quel ponte tra novità stimolante della nazionale e continuità del club che rende entrambe le esperienze costantemente nuove ed interessanti.

La partita di Sabato contro la Slovenia alle 18:30 a Chieti sarà uno snodo decisivo per l’accesso al mondiale, ma aldilà di tattiche e pronostici non si può non pensare all’emozione di giocare il mondiale. Un qualcosa di indescrivibile a parole ma che si immagina molte volte, sogni che sfuggono alla “scaramanzia” di non pronunciare e pensare il premio prima di aver giocato la partita.

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